giovedì 4 agosto 2011

NO FUTURE WITH REVOLUTIONS

Sí. Io ero contro tutto, ma mi capita sempre più spesso di pensare che non sono mai stata pro niente."
"Certo, uno può criticare e lamentarsi e giudicare tutto e tutti, ma poi cosa si ritrova?"
"Lamentarsi non significa creare qualcosa. Ribellarsi non significa ricostruire. Sbeffeggiare le cose non significa cambiarle..."
"Sì, forse abbiamo fatto a pezzi il mondo, ma adesso non abbiamo idea di come ricostruirlo."
"La mia generazione ha sempre ridicolizzato tutto quanto, ma il mondo non è migliorato di tanto così. Abbiamo passato tanto di quel tempo a giudicare quello che avevano creato gli altri che, alla fine, di nostro abbiamo creato ben poco. Nella ribellione io mi ci nascondevo. Usavamo la critica come finto strumento di partecipazione. Sembra che abbiamo fatto chissà cosa, ma in realtà non abbiamo combinato proprio niente. Io non ho lasciato niente di buono al mondo."


Soffocare (Choke), romanzo di Chuck Palahniuk del 2002.

lunedì 6 settembre 2010

NANI


"Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto di giganti."

Karl Kraus (1874 – 1936), scrittore, giornalista, autore satirico, saggista, aforista e poeta austriaco.

...e in Italia il sole della cultura è molto basso...per questo i nani comandano il nostro paese...

venerdì 23 luglio 2010

Kerouac

Sembra che io abbia una costituzione che non regge l'alcol e ancor di meno l'idiozia e l'incoerenza. (Jack Kerouac)

venerdì 16 luglio 2010

Who watches the watchmen?


Tutte le puttane e i politici leveranno lo sguardo gridando "salvaci!"... e io dall'alto gli sussurrerò: "no!"

giovedì 15 luglio 2010

Giovanni Giolitti

« ...le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese... Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo, deve fare la gobba anche all'abito »

(Giovanni Giolitti, "Memorie della mia vita / Giovanni Giolitti" con uno studio di Olindo Malagodi. -Milano: F.lli Treves, 1922. Cap.X)

venerdì 9 luglio 2010

Il Comitato centrale del P.C.I. per la morte di Stalin (1953)


Nota
Il compagno Stalin, uno dei più grandi criminali della storia (se non il massimo), massacratore di milioni di contadini, operai, intellettuali e antichi compagni di lotta, il mandante dell'assassinio di Trotskij, colui che accusò gli ebrei del crimine di cosmopolitismo, combattè le spinte egualitarie definendole deviazioni piccolo-borghesi, stipulò il Patto con Hitler per spartirsi la Polonia, l'autore di innumerevoli nefandezze in tutti i campi (dalla politica alla biologia), viene celebrato dal Partito comunista italiano nel momento della sua morte come il massimo esponente del socialismo mondiale, amante della pace e della libertà.
Un documento agghiacciante di manipolazione e falsificazione della storia.

CARI ANTIFASCISTI, QUESTA E' PER VOI:
Con la morte di Mussolini scompare uno dei più grandi uomini politici cui si deve rimproverare solamente di non aver messo al muro i suoi avversari politici. (Stalin)





Ai lavoratori italiani

Concittadini, compagni!

Una grave, irreparabile sciagura ci ha colpiti tutti.
È morto Giuseppe Stalin, l'uomo al quale milioni di operai, di contadini, di intellettuali italiani guardavano con fiducia e affetto, come al loro capo e alla loro speranza, per quella società comunista nella quale ogni uomo, finalmente libero, sarà padrone di dare a seconda delle proprie capacità e di ricevere a seconda dei propri bisogni.
Stalin è l'uomo che più di tutti ha lavorato e combattuto per spezzare le catene dello sfruttamento e della oppressione. A questa causa ha dedicato tutta la sua eroica esistenza.
Con Lenin, Egli fu l'artefice della più grande rivoluzione che la storia ricordi; quella rivoluzione che per la prima volta ha spezzato le catene dello sfruttamento dell'uomo da parte di altri uomini, ha indicato a tutti i popoli la strada per diventare arbitri del proprio destino, ha sancito il diritto della persona umana a liberarsi di tutte le schiavitù.
Stalin - geniale continuatore di Lenin - ha vittoriosamente realizzato le speranze degli oppressi, dei figli del bisogno, del lavoro e della lotta, ha costruito in modo incrollabile il primo Stato socialista, ha gettato le basi per quella società comunista nella quale ogni uomo, finalmente libero, sarà padrone di dare a seconda delle proprie capacità e di ricevere a seconda dei propri bisogni.
Quando una nuova era di dispotismo e di barbarie sembrava dovesse abbattersi per sempre sul mondo intero cancellando nel sangue tutte le secolari conquiste della civiltà umana, Stalin innalzò la bandiera della lotta contro il fascismo, che indicò come il nemico comune, che doveva essere abbattuto per salvare la libertà e l'indipendenza dei popoli.
Attorno a Stalin, attorno alla forza invincibile dell'Unione Sovietica e dei suoi eserciti, si strinsero i popoli liberi del mondo intero, serrarono le file tutte le forze decise a respingere il mostro nella sua tana.
Stalingrado, la città che porta il Suo nome e che già una volta aveva visto ripiegare in fuga i nemici della libertà e del progresso, fu la tomba del fascismo. Essa segnò l'inizio, anche per noi, della liberazione.
Animati dal sorriso amico e fraterno di Giuseppe Stalin, milioni e milioni di uomini, soldati sui fronti, nei mari, nei cieli, partigiani sulle montagne, patrioti nelle galere, deportati nei campi di sterminio, ritrovarono la certezza della vittoria, la forza per il sacrificio supremo in nome della pace e della civiltà.



Italiani!
La sconfitta del fascismo segnò l'inizio del nostro riscatto nazionale. L'amicizia di Stalin e dei popoli dell'Unione Sovietica per il nostro popolo, per la nazione italiana, è di antica data e mai è venuta meno.
Anche quando, costretti dalla follia dei capi fascisti, soldati italiani ebbero il tragico destino di aggredire l'indipendenza e la pace dei popoli sovietici, venne da Stalin la saggia e ammonitrice distinzione tra le colpe criminali dei dirigenti e le responsabilità dei popoli.
Nel momento in cui, dopo il crollo dell'8 settembre 1943, sembrava profilarsi davanti al nostro Paese un avvenire di servitù e di smembramento nazionale, fu Stalin, primo e solo nel mondo, a mantener fede alle promesse, a riconoscere l'esistenza di un governo nazionale italiano e il diritto dell'Italia a non essere considerata come un popolo vinto.
Quando tra le macerie, i lutti, le rappresaglie indiscriminate dei nazifascisti, il nostro popolo seppe accendere la fiamma della resistenza e dell'unità nazionale, venne da Stalin il primo atto concreto di amicizia, la prima offerta di una reciproca fiducia.
Nessun italiano onesto può aver dimenticato questi fatti decisivi. Per questo noi denunciamo a tutti i buoni cittadini la condotta indegna del Presidente del Consiglio De Gasperi. Nemmeno davanti alla solennità della morte e al cordoglio espresso unanime in tutto il mondo da tutti, quest'uomo ha saputo far tacere l'odio, il livore dell'animo suo di reazionario, di nemico della fraternità e della pace fra i popoli.

Lavoratori!
La caduta del fascismo, che noi dobbiamo prima di tutto all'unità nella lotta, proposta e voluta da Stalin, ha dato ai popoli la speranza di una nuova era fondata sulla convivenza pacifica delle nazioni, sulla libertà, sull'indipendenza, sulla pace.
Stalin è il simbolo di questa speranza. A Lui l'umanità deve l'affermazione della possibilità di pacifica coesistenza fra sistemi politici ed economici diversi e quindi la concreta prospettiva della pace. A Lui l'umanità deve gli atti continui e concreti di una politica saggia e lungimirante, che smaschera i provocatori di guerra e chiama tutti gli uomini di buona volontà a prender nelle loro mani e far trionfare la causa della pace. A Lui l'umanità deve la certezza che la causa della pace è e sarà difesa fino all'ultimo dallo Stato socialista che egli ha portato al più alto grado di potenza.
Nello sviluppo delle scienze, delle lettere e delle arti, il pensiero di Stalin, ispirato alla grande, immortale dottrina marxista e leninista, ha lasciato una traccia che i secoli non potranno cancellare. L'insegnamento di Stalin dischiude al pensiero umano la strada della conquista del socialismo, del benessere e del progresso. I suoi scritti sono diventati da anni testo fondamentale dell'educazione di tutti gli operai, di tutti i lavoratori coscienti, di tutti gli intellettuali che pongono il loro ingegno al servizio del progresso e della civiltà.

Italiani!
Stalin e morto ma la Sua opera e il Suo esempio vivono immortali. Egli ci lascia uno strumento invincibile - il Partito comunista - per portare avanti la bandiera della libertà, dell'indipendenza, della pace e del socialismo che già sventola vittoriosa su una terza parte del mondo. Stringetevi attorno a questo partito, rafforzatelo, difendetelo, fatelo diventare il partito di tutti i buoni combattenti per il socialismo e per la pace.
A Giuseppe Stalin, al grande partito che Egli ha diretto con mano sicura, ai popoli dell'U.R.S.S. che sotto la Sua guida hanno dato la scalata al cielo, edificando la prima società di uomini veramente liberi, vada, in queste ore tristi e solenni, il pensiero riconoscente di tutti gli italiani onesti, al di sopra di ogni differenza di fede e di pensiero.
I comunisti italiani si raccolgano, nel nome di Stalin, attorno al loro partito, al loro Comitato centrale e al compagno Palmiro Togliatti, l'uomo che, alla scuola di Stalin, più ha fatto per la liberazione nazionale e sociale del nostro Paese. Essi chiamano tutti gli italiani a stringersi sempre più numerosi intorno alla loro bandiera, simbolo degli ideali più alti dell'umanità, ai quali Stalin ha consacrato tutta la sua prodigiosa leggendaria esistenza.

Gloria eterna a Giuseppe Stalin!

Viva il Partito comunista dell'Unione Sovietica!

Viva il Partito comunista italiano!

Viva l'indistruttibile amicizia tra il popolo italiano e i popoli dell'Unione Sovietica!


(Roma, 7 marzo 1953)

venerdì 2 luglio 2010



ARTICOLO GAZZETTA DI PARMA:

Entra in vigore oggi l’ordinanza del sindaco di Parma che ridefinisce gli orari di chiusura dei locali interessati dalla movida di via Farini, in accordo con le organizzazioni del commercio e dei servizi. All’interno del centro storico nell’area circoscritta da: via Mazzini, Strada della Repubblica (esclusa P.za Garibaldi), Strada XXII Luglio, Strada Martiri della Libertà e Viale Basetti, i pubblici esercizi avranno obbligo di chiudere alle ore 1,30 dopo la mezzanotte nei giorni prefestivi, venerdì e sabato. Nei giorni dalla domenica al giovedì la chiusura è fissata alle ore 00,30 dopo la mezzanotte.
"L’ordinanza - si legge in un comunicato stampa del Comune - nasce a seguito di numerosi incontri tra membri dell’amministrazione comunale con esercenti, associazioni di categoria e residenti, per trovare un equilibrio tra attrattività del centro, libera iniziativa imprenditoriale e diritto al riposo e alla salute dei residenti. L’inosservanza dell’ordinanza rappresenta un illecito amministrativo punibile con sanzione pecuniaria da un minimo di euro 500 a un massimo di euro 3000. L’ordinanza è in vigore da oggi, 1 luglio 2010, fino al 30 settembre 2010".



COMMENTO MIO:
Do ragione a tutte quelle persone che dicono che non sono state prese le misure adeguate per una movida decente senza problemi. In Italia è sempre così, la prevenzione non esiste, non si sa cosè, le leggi e i provvedimenti si prendono quando c'è il problema perchè se no la vedono come uno spreco di soldi (mettiamo dei posaceneri quando non sappiamo quanta gente fuma veramente in movida? e se non fumasse nessuno? posaceneri presi inutimente! - questo è il loro ragionamento). Danno ascolto ai 4 vecchi del posto come è buona consuetudine qui a Parma: i giovani non contano niente ("a co vot savir ti che sit an puten!!" - tradotto: che ne vuoi sapere tu che sei un giovanotto?).
Se si è fatta una distinzione di orario per le diverse zone di Parma è per via della densità di gente che ci abita, che in Piazza Garibaldi è minore che nelle altre zone del centro. Se la movida si facesse all'ex Salamini, penso che si potrebbe andare avanti anche fino alle 4 di mattina.
Adesso per spezzo una lancia in favore anche dell'altra parte. Limitare l'orario a mezzanotte e mezza lo vedo una cosa giusta. Sia per gli abitanti del posto che per gli stessi ragazzi della movida. D'altronde si tiene di mercoledì, che è in mezzo alla settimana lavorativa, e quindi è buon senso finire un'attività del genere presto. C'è comunque il venerdì e il sabato sera per divertirsi.
Ultimo commento che faccio, in risposta ai commenti all'articolo letti sul sito della Gazzetta di Parma: perchè ogni volta che si fa una restrizione si tira fuori il Duce?? Non è che se c'è una restrizione per forza è dittaura, tirannia, malvagità!! A volte bisogna dire anche "NO" o "BASTA". Penso che sia un errore del giorno d'oggi pensare che dare una riposta negativa sia sbagliato. A volte ci vuole, se il motivo è giusto!